Testi per la vita monasticaCultura Monastica - sezione II

scheda

Parente - Piolanti - Garofalo

Sintesi della dottrina teologica



dal : Dizionario di Teologia Dommatica , Ed. Studium, Roma 1945

( NB – nella edizione precedente non c'è questa sintesi)


a cura dei monaci della Abbazia Nostra Signora della Trinità - Morfasso (PC) Italia


Tutti i diritti sono riservati per il testo: © all'Autore e all'Editore

 

 

 

Parente - Piolanti - Garofalo

 

SINTESI DELLA DOTTRINA TEOLOGICA


La dottrina cristiana non è una collezione frammentaria, come potrebbe sospettare un lettore profano di manuali di teologia, ma è invece un compatto sistema di verità organicamente elaborate, in cui la ragione si muove alla luce della fede e della rivelazione divina. È anche scienza, ma scienza che trascende l'oggetto e il metodo delle comuni discipline umane, perché i suoi principi consistono in un "dato" che poggia sull'autorità di Dio verità infallibile. Il "dato" è la rivelazione divina consegnata in due fonti: la S. Scrittura e la Tradizione. Custode e interprete autentico dell'una e dell'altra è il Magistero vivo e infallibile della Chiesa istituita da Gesù Cristo.

L'atto di fede è la libera adesione della ragione alla verità rivelata da Dio e come tale proposta dalla Chiesa. La fede è l'umile ossequio a Dio Creatore, verità assoluta; ossequio però ragionevole, perché, pur essendo di ordine soprannaturale in forza dell'oggetto, che è rivelato, e della grazia che aiuta volontà e intelletto ad aderire alla parola divina, tuttavia essa ha i "presupposti", che appartengono all'ambito e al dominio della ragione. Tali sono l'esistenza di un Dio personale distinto dal mondo, il fatto della rivelazione divina storicamente accertabile, il valore della testimonianza di Cristo e della Chiesa da Lui fondata.

Lo studio sereno di questi presupposti prepara alla fede perché dimostra la "credibilità" della verità rivelata, ma non determina l'atto di fede ("credo"), che dipende: negativamente dalle buone disposizioni del soggetto, positivamente dalla grazia di Dio.

Il Concilio Vaticano I (sess. III, c 4) afferma che "la retta ragione dimostra i fondamenti della fede": così la dottrina cattolica rivendica i diritti e la dignità della ragione umana anche di fronte alla fede, come difende l'integrità della libertà umana di fronte alla grazia divina.

L' "Apologetica" [oggi 2010 "Teologia Fondamentale"] è una scientifica introduzione alla Teologia, che difende la possibilità e il fatto della rivelazione divina, provando per via razionale i presupposti della fede. E anzitutto essa desume dalla sana filosofia la certezza del valore oggettivo della cognizione umana, punto di partenza imprescindibile d'ogni costruzione scientifica.

Assicurata questa verità si procede alla prova dell'esistenza di Dio, utilizzando quella parte della filosofia che va sotto il nome di "Teodicea": prova soggettiva attraverso la luce della verità, che rifulge nell'intelletto, o la sete di un bene infinito, che brucia nel cuore, o la forza della legge morale che domina la coscienza; prova oggettiva, attraverso la bellezza, la perfezione, l'unità e l'ordine del mondo in cui viviamo. L'una e l'altra prova traggono la loro efficacia dimostrativa dal "principio di causalità", che rivelando il carattere di limitazione e di contingenza della realtà cosmica e del nostro stesso mondo interiore ("effetto"), costringe ad affermare una Causa adeguata di ambedue, in cui si veda la ragion d'essere del nostro io e del mondo.

Il principio di causalità porta non solo alla distinzione tra Dio e universo, ma anche alla determinazione del loro mutuo rapporto che si risolve nell' "atto creativo". Ma questa dimostrazione metafisica non rimane nella sfera di un'astratta speculazione; essa ha una riprova della coscienza individuale e collettiva, nel patrimonio etico-religioso della umanità. La "religione" – tendenza, norma e forza indistruttibile dello spirito – è come il sistema nervoso della storia umana, e manifesta in mille forme la persuasione di rapporti morali tra l'uomo e Dio, come tra figlio e Padre. Questi rapporti sono generalmente consacrati dal concetto d'una rivelazione divina. Non c'è religione che non custodisca gelosamente un codice o una tradizione dal titolo sacro: parola di Dio!

Di fronte a questa costante e universale affermazione neppure un intellettuale del secolo XX può rimanere indifferente. Se Dio ha parlato, l'uomo deve ascoltarLo e trarre dalla parola divina una norma di vita e di orientamento verso il suo supremo destino.

Di qui l'indagine storica per trovare la vera rivelazione.

Tra le numerose religioni, che vantano origini divine, il Cristianesimo presenta più evidenti e sicure garanzie di verità. Esso abbraccia e domina tutta la storia dell'umanità: il suo codice è la Bibbia, che registra il patto ("testamento") tra Dio e gli uomini, che si divide in due ampie fasi: l'Antico Testamento che prepara l'avvento di Cristo, il Messia, e il Nuovo Testamento che accompagna e feconda il regno di Cristo in marcia. Questo gran Libro, che si apre con la descrizione della creazione ("Genesi") e si chiude coi sinistri bagliori del tramonto dell'universo ("Apocalisse") contiene sublimi verità ed elementi soprannaturali ("profezie" e "miracoli"), che ne suggellano il carattere divino. Nessun libro è stato studiato con tanta passione come la Bibbia; a prescindere da milioni di anime, che vi hanno attinto luce e forza di santità fino all'eroismo, basti dire dell'accanimento della critica storica e filologica che dura da più di un secolo. Tutte le risorse dell' ingegno e dell'erudizione sono state impegnate con alterne vicende: da questo crogiuolo la Bibbia (specialmente gli Evangeli) è uscita sostanzialmente illesa, anzi si è imposta al rispetto anche degli animi più ostili con la forza della sua "storicità" e della sua "autenticità".

Ora, la Bibbia s'incentra in Cristo, in cui si compiono mirabilmente le profezie messianiche dell'Antico Testamento e da cui s'irradia la luce nuova dell'Evangelo suggellata dai miracoli, specialmente da quello della risurrezione di Cristo medesimo. Dimostrata la storicità e l'autenticità della Bibbia, bisogna accettarne il contenuto senza riserve, e siccome Cristo, a cui è ordinata tutta la rivelazione antica, si dichiara Legato di Dio, e parla e opera in suo nome, la dottrina dei due Testamenti va presa come cosa divina e Gesù stesso, che suggella col miracolo le sue affermazioni, va riconosciuto il Rivelatore per eccellenza, anzi il Figlio vero di Dio, com'Egli si presenta. A garanzia della sua veridicità stanno le antiche profezie in Lui verificate, i miracoli e le profezie da Lui fatti, il suo mirabile equilibrio psicologico e morale, la testimonianza spesso cruenta dei suoi seguaci, la sublimità e la forza conquistatrice della sua dottrina.

Cristo inoltre ha fondato una Chiesa in forma di perfetta società con la sua gerarchia e col suo Magistero, con i suoi mezzi di santificazione ("sacramenti") e ha dichiarato di rimanere in questa Chiesa fino alla fine del mondo, facendoci una sola cosa con essa, specialmente col suo capo visibile (il Papa), cui ha affidato il compito di far le sue veci, governando, ammaestrando e santificando.

Riassumendo il processo razionale dell'apologetica cristiana possiamo tracciare questo schema:

L'uomo col suo intelletto, ordinato alla verità, scruta se stesso e l'universo fuori di sé e vi scopre il carattere di creatura, di effetto, da cui risale a una Causa Prima, a Dio Creatore e Provvido. Le religioni parlano di rapporti con Dio, di rivelazione divina: cercando, l'uomo si incontra nel Cristianesimo, che offre le maggiori garanzie di verità. Qui la divina rivelazione s'incentra in Cristo, Legato divino, anzi Figlio di Dio, che corrobora la sua dichiarazione con fatti soprannaturali. Dio dunque ha parlato nella Bibbia per mezzo dei Profeti, ha parlato per bocca del Figlio suo incarnato, Gesù Cristo.

Pertanto l'uomo PUO' credere, anzi DEVE credere a Cristo, nella sua parola, nelle sue leggi, nelle sue divine istituzioni.
Ma siccome la dimostrazione apologetica non è matematica, ma di indole morale, l'intelletto può rimanere perplesso, specialmente di fronte a verità trascendenti, misteriose, e a leggi che impongono sacrifici e rinunzie. La conclusione d'ogni buona apologetica perciò sarà la possibilità, anzi la necessità morale di credere; ma l'atto di fede, il "credo" ha bisogno dell'impulso della grazia e perciò è libero e meritorio.

Dove termina l'Apologetica, comincia la Teologia, che suppone la verità della rivelazione (oggettivamente) e l'assenso della fede (soggettivamente ).

L'oggetto della scienza teologica è Dio in se stesso e il mondo creato, specialmente l'uomo, in quanto dice rapporto a Dio.

Fonte della Teologia è la rivelazione divina contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione e intesa attraverso l'interpretazione del Magistero vivo e infallibile della Chiesa. Perciò l'argomentazione teologica poggia sull'autorità di Dio che rivela e quindi è sostanzialmente "dogmatica". Dogma è verità rivelata da Dio e come tale definita dalla Chiesa; verità dunque intangibile e immutabile in se stessa. Il dogma a volte contiene una verità accessibile, a volte una verità che trascende la capacità della ragione umana (mistero): nel primo caso la ragione comprende la verità e l'accetta non solo in ossequio a Dio che la propone, ma anche per motivo di intrinseca evidenza. Così è per esempio dell'immortalità dell'anima, che è verità di ragione e di fede. Quando invece si tratta di misteri, la ragione aderisce solo per fede e in forza dell'autorità di Dio.

Dalle verità rivelate, la Teologia, con un processo dialettico illuminato dalla fede, ricava le cosiddette "conclusioni teologiche", che sono un'esplicitazione o un'irradiazione più o meno immediata del dogma.

Queste conclusioni sono certamente più che una verità razionale, ma non hanno valore divino, come il dogma.

È evidente che il dogma, anche quando supera la capacità dell'intelligenza umana (come per es. il mistero della Trinità), non può mai essere in contraddizione con i principi razionali, perché è sempre Dio l'unica fonte delle verità soprannaturali e delle verità naturali. E Dio non può essere in contraddizione con se stesso. La Teologia si adopera a dimostrare almeno che il mistero non ripugna.

In senso largo tutte le scienze sacre, che costituiscono lo scibile ecclesiastico, appartengono alla Teologia, perché si muovono nella luce della fede e non possono prescindere dal soprannaturale, che domina la vita umana in rapporto con Dio. Ma la Teologia per eccellenza, in senso stretto, è quella Dogmatica.

La Teologia Dommatica comprende i seguenti Trattati:

1. DIO UNO-TRINO: vi si studia l'esistenza, l'essenza, gli attributi di Dio, specialmente la intelligenza e la volontà in relazione col mondo e con l'uomo. Poi la vita intima di Dio che si rivela come UNICA SOSTANZA sussistente in tre PERSONE distinte, le quali si costituiscono in virtù delle RELAZIONI tra i termini delle PROCESSIONI immanenti (intellezione e volizione).

2. DIO CREATORE: creazione dal nulla di tutte le cose, anche dell'uomo. Dio non solo ha creato, ma conserva con influsso continuo l'essere delle cose e ne determina l'azione. Per gli Angeli e per l'uomo Dio ha disposto un ordine soprannaturale, destinando queste creature privilegiate alla visione immediata e al godimento della sua stessa essenza. Tanto gli Angeli quanto l'uomo cadono in peccato: per gli Angeli caduti (pure intelligenze) nessuna riparazione, per l'uomo (composto di spirito e di materia) Dio decreta la redenzione per mezzo del Figlio suo incarnato. Il peccato originale, trasmesso in tutti i figli di Adamo (eccetto Maria Vergine) ferisce la natura umana senza però distruggerne le proprietà essenziali, e crea nella vita dell'uomo un DISAGIO molesto, che si risolve via via in un appello al futuro Salvatore.

3. L'UOMO-DIO: il Figlio di Dio (VERBO) prende la natura umana e la fa propria, partecipe della sua personale sussistenza. Si ha così un Essere TEANDRICO: due nature distinte e una sola Persona. È Gesù Cristo che affronta il dolore fino al martirio della croce per liberare l'uomo dalla schiavitù del male e del peccato. La redenzione si compie con la vita, la passione e la morte di Gesù, seguita dalla gloriosa risurrezione: ma l'uomo deve farla sua, aderendo a Cristo liberamente per mezzo della fede e della grazia, fonte di energie per una vita nuova, cui arride il futuro possesso di Dio.

4. LA GRAZIA: è il frutto della Redenzione. Per mezzo di Cristo Redentore si comunica all'uomo questa forza divina, che è una certa partecipazione della natura e della vita stessa di Dio. Questa forza non soffoca, ma esige anzi la cooperazione dalla libertà umana per la santificazione, via imprescindibile per raggiungere la meta suprema: la vita eterna in Dio.

5. I SACRAMENTI: sono i canali della grazia, quasi un prolungamento della sacrosanta Umanità del Salvatore, fonte di vita soprannaturale. L'Umanità assunta è strumento CONGIUNTO al Verbo per la santificazione delle anime, i Sacramenti sono strumenti SEPARATI, che dal primo attingono efficacia soprannaturale. Centro della vitalità sacramentale è la SS. Eucarestia, che contiene in sé l'Autore stesso della grazia. Gli altri sacramenti accompagnano l'uomo dalla culla alla tomba nelle varie fasi della sua vita mortale, come risorse specifiche per tutte le difficoltà e le lotte in ordine alla conquista del cielo.

6. LA CHIESA: per un mistero ineffabile Cristo ha trovato modo di incorporare in Sé gli uomini che rispondono al suo appello. Si costituisce così il CORPO MISTICO, che è la Chiesa, di cui Cristo è il capo e i fedeli le membra. La Chiesa è un organismo sociale che ha una struttura gerarchica visibile e una vitalità spirituale, alimentata da Cristo per mezzo dei Sacramenti. Tutta la vita della Chiesa scaturisce da Cristo Redentore ed è custodita e disciplinata dal Vicario di Gesù Cristo, che è il Vescovo di Roma, successore di San Pietro, costituito dal Signore pietra fondamentale e pastore supremo della sua Chiesa. Questo meraviglioso Corpo Mistico, sintesi di tutte le opere di Dio, ricco di luce di verità e di linfa inesauribile di vita soprannaturale, è aperto a tutti gli uomini di buona volontà. L'anima vi entra, s' incontra con Cristo, in Lui si purifica, si trasforma, con Lui batte decisamente la via del ritorno al Cuore di Dio, donde uscì nel momento della sua creazione.

Questi sono i principali Trattati che costituiscono il solido organismo della Teologia Dogmatica, la quale si risolve in un itinerario, che scandisce il passo dell'infinita Sapienza e dell'infinito Amore verso la sua creatura, e il passo della creatura, che ha ritrovato la via della salvezza, la via che conduce alla casa del Padre. Dio, Pensiero e Amore, che si contempla nel Verbo, suo Figlio, e si ama nel suo Spirito, vuole un essere fuori di Sé, cui comunicare le sue perfezioni, il suo amore, la sua vita: ecco la creazione in cui domina l'uomo, fatto ad immagine di Dio, arricchito di grazia e di privilegi. L'uomo cade miseramente nella colpa, si trascina – sotto il peso del peccato e della maledizione divina – per secoli. L'amore infinito non tollera tanta rovina, ma si piega sulla creatura smarrita, si unisce ad essa, prende la sua carne: ecco l'Incarnazione del Verbo e l'opera redentrice, che riapre le vie del cielo. E il Verbo Incarnato si inserisce e resta in seno all'umanità per salvarla. Ecco la Chiesa col suo magistero infallibile, con la Grazia e i Sacramenti, fonti di vita soprannaturale. La Chiesa è il connubio tra l'uomo e Dio, quasi il prolungamento dell'Incarnazione, in cui Cristo continua la sua opera redentrice fatta di dolore e di amore, vivendo in ogni anima, che attraverso le lotte e le tribolazioni della vita presente, anela alla luce e alla pace della vita eterna.

Un vero romanzo: romanzo o dramma fatto di verità e di realtà vissuta, in cui l'uomo, a contatto con Cristo, si redime dalla colpa, si affranca dal male, ritrova il suo vero essere e muove alla conquista di Dio, suo principio e suo termine necessario.


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