la nostra vita monastica
Nella nostra vita monastica noi viviamo secondo la Regola dei monasteri di San Benedetto, perché in essa vediamo l'interpretazione concreta e attuale dell'Evangelo per noi. Seguendo questa Regola noi, monaci di Nostra Signora della Trinità, nel silenzio preghiamo e lavoriamo, sotto la guida di un Abbate. Il nostro silenzio è unicamente funzionale a percepire, con l'attenzione del cuore, la voce di Dio. Con Dio cerchiamo una unione permanente di preghiera contemplativa (in continuo riferimento a Nostro Signore Gesù Cristo presente nell'Eucaristia). Sottoponiamo il nostro corpo a un lavoro, che lo allontani dagli idoli della carne e favorisca l'ascesi dello spirito. Vediamo nell'Abbate il fondamento e la garanzia della presenza di Dio fra noi, e ne seguiamo la voce come quella di Cristo.
Consapevoli (come la storia insegna) che la più grande virtù può decadere e rapidamente precipi-tare quando non fiorisce in un ambiente di povertà, non solo rifuggiamo dalle ricchezze e dagli agi e comodità, ma facciamo coincidere "l'abbandono fiducioso nella Provvidenza di Dio" (di coloro che cercano prima di tutto il suo Regno) con una serena sobrietà e austerità, che liberi il cuore dagli attaccamenti alle creature, e così gli permetta di occuparsi a tempo pieno dell' "unica cosa necessaria", in una incessante conversione di vita.
Il nostro cuore, libero da legami pericolosi e da inutili pesi, non solo non è contratto, ma anzi può espandersi secondo tutte le sue potenzialità, a imitazione del Cuore di Dio, che è lo Spirito Santo. L'amore, limpido e trasparente, è totalmente gioioso nella sua incessante offerta di sé e nella sua reciprocità. Amando come Dio ama, è facile avere profonda amicizia e affetto per gli uomini e sentire per loro la stessa compassione e tenerezza di Dio. Come ha fatto e come fa la Vergine Maria Madre di Dio! L'amore pieno di gioia è contagioso, crea legami profondi, genera comu-nità di bambini di Dio, è accogliente e ama la condivisione.
Così è scandita la nostra giornata: la permanente contemplazione, di cui vogliamo permeare tutta la nostra vita, si manifesta comunitariamente nell' Opera di Dio, in quell' attività divina per eccellenza che è la preghiera liturgica, la quale dà il ritmo fondamentale alla nostra giornata (il giusto prega sette volte al giorno - come dice la Sacra Scrittura - e anche di notte). Negli intervalli tra una preghiera liturgica e l'altra: con il lavoro (manuale, o artistico, o intellettuale) provvediamo alle nostre necessità e anche a quelle degli altri, fuggendo l'ozio ed evitando di vivere di elemosina; con la Lectio divina (la lettura pregata della Sacra Scrittura e dei Padri) provvediamo a nutrire lo spirito mediante la Parola di Dio scritta (protetti dai pericoli dell'intellettualismo e del soggettivismo, studiamo la Scrittura pregandola, sotto la guida dello Spirito Santo, dell'Abbate e della comunità).
Partecipiamo all' azione apostolica della Chiesa universale e alla vita della Chiesa locale con un apostolato esercitato non all'esterno ma solo all'interno della clausura, mediante: l'offerta di sé, la preghiera, la testimonianza di vita e la tradizionale accoglienza benedettina.
In questo modo cerchiamo di anticipare la beatitudine eterna nelle croci della vita presente.
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