un giornalista famoso:  Robert Fisk

 

da: Avvenire del 30 novembre 2001 (R.Cas.) 

 

la denuncia da Londra

"Anche noi diventiamo criminali di guerra"

 

      "Ora anche noi stiamo diventando criminali di guerra". Ad affermarlo è Robert Fisk, il giornalista britannico forse più famoso, sicuramente il conoscitore più profondo del mondo arabo e islamico.

      E' la posizione più netta espressa dopo il massacro  Mazar-i-Shyarif  [nella rivolta degli 800 prigionieri, 600 ne furono uccisi: ma i sopravissuti sono 86], dove la responsabilità anglo-britannica è difficilmente negabile.

      E' anche la punta di un iceberg fatto di preoccupazione e rivolta contro quella che viene interpretata come una intollerabile deroga allo stato di diritto e alle basi del mondo "civilizzato".

      Particolarmente indigeste, commenta per esempio il "Guardian", sono le ripetute dichiarazioni di Rumsfeld, interpretate quasi come un invito a non fare prigionieri.

      Secondo Fisk - che ha scritto un commento per l' "Independent" - dopo l'11 settembre gli USA (e con loro gli alleati europei) hanno "perso la testa" calpestando le basi del diritto umanitario grazie alle quali negli ultimi 50 anni "si sono date lezioni morali a cinesi e sovietici, arabi e africani". 

      Un precedente, citato da Fisk, è quello del 1945 quando l'allora premier britannico Churcill avrebbe voluto passare alle armi i leader nazisti.  Fortunatamente, dice Fisk, ai "mostri di Hitler" venne garantito un processo a Norimberga "perché il presidente USA, Truman, prese una decisione epocale: Le esecuzioni senza prove di colpevolezza correttamente raccolte - disse - non si accordano facilmente con la coscienza americana". Dopo l'11 settembre tutto questa sembra dimenticato.

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